Commedia ” E bravu u nonno” – Prove Generali- 14 dicembre 2018
Abbiamo tutti uno sceletro nell’ armadio, qualcosa che teniamo nascosto.
Ma fino a che punto queste bugie che ci portiamo dietro possono
rimanere ancorate alle nostre azioni senza che vengano a galla? Se lo
chiede Giovanni Mancuso nella sua ultima fatica “E bravo un nonno”,
andata in scena il 15 e 16 dicembre al “Tottucio Aiello” nell’ ambito
della rassegna di teatro amatoriale. La verità forse merita di essere
taciuta quando rischiamo di fare del male alle persone che vogliamo
bene, perchè aggiungeremmo altro danno al danno già fatto o è giusto
invece , per una sorta di morale autoimposta, ammettere i propri errori?
L’ autore alla fine trova la soluzione che mette tutti d’ accordo, ma
lascia allo spettatore dare la propria personale risposta.
L’ ho
sempre sottolineato: Giovanni nelle sue commedie non fa uscire fuori
dal teatro lo spettatore solo con il piacere di aver trascorso alcune
ore di pura ilarità, ma cerca di invogliarlo a riflettere su quello che
ha appena visto.
In fondo il teatro( ma naturalmente qualisasi altra
ltra forma di arte) ha lo scopo di istruire e di educare, come recita
la scritta che troneggia all’ ingresso del teatro Massimo di Palermo: ”
L’arte rinnova i popoli e ne rivela la vita. Vano delle scene il
diletto, ove non miri a preparar l’avvenire”.
Gli attori danno
il massimo nei tre atti, brevi ma intensi. I primi due non necessitano
di grande attenzione e ci si può lasciare trasportare alacremente dal
susseguirsi di battute e dallo svolgimento degli eventi, nel terzo
invece occore prestare attenzione se si vuole davvero cogliere la
posizione dei singoli personaggi. Nessuno ne esce pulito, tutti hanno le
mani sporche, chi per interesse chi per amore.
Degno di nota Enzo
Tranchina al quale va sicuramente il premio come migliore attore non
protagonista, seguito a ruota dalla scoppiettante coppia Rosario
Mannino-Cinzia Bubbeo, quest’ ultima ormai degna erede della zia Enza,
volto storico del teatro carinese. All’ esordio Francesco Gelardi e il
ritorno sulle scene di Rosaria Monteleone, e poi ancora Claudia
Passalacqua e Rosalba Ferranti, elegantissime, di classe; Fabio Failla (
no comment); Eleonora Censoplano, Florinda Amato, la dolcissima Roberta
Bellia. Menzione particolare per Anna Barone: non tanto per la commedia
( ormai è superflua ogni recensione cara Anna), ma per l’ impegno che
mette in ogni cosa che fa e in special modo in questo periodo viste le
imminenti nozze.
Stavolta Giovanni Mancuso che è autore,
regista ma anche attore si ritaglia solo qualche piccola apparizione
nella commedia, mentre nelle altre commedie ( una ventina scritte fino
ad ora alla media di una all’ anno) ha sempre occupato un ruolo
“privilegiato”. Sarà una mia impressione ma ho notato in Giovanni una
certa stanchezza: mi è sembrato quasi che abbia volutamente mettersi da
parte e rimanere lì, immobile, a guardare dall’ esterno le sue
creature, personaggi che sono sempre portatori di un messaggio: alla
fine sono personaggi rinati, purificati, forse non redenti da ogni
colpa, ma illuminati. E’ come se fino a quel momento avvessero impostato
la loro vita ( spesso secondo logiche di profitto personale) trincerati
dietro l’ egoismo a discapito della condivisione, del piacere di
condividere, appunto, il viaggio con gli altri.
Infondo siamo tutti sotto lo stesso cielo.
Pino Mignano – 18 dicembre 2018
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